Le Chat Noir

Fondato nel 1881, Le Chat Noir apre le proprie porte per oltre quindici anni a poeti e pittori nel quartiere di Montmartre a Parigi.

Rodolphe Salis, 1880

Montmartre (Parigi), 1881. Sullo sfondo della Belle Époque, mentre la società europea riscopre un nuovo senso di ottimismo, l’impresario teatrale Rodolphe Salis (1851–1897), con il suo locale Le Chat Noir, inventa il moderno cabaret, inteso come un luogo dove poter assistere a spettacoli di varietà sorseggiando alcolici, fumando sigari e conversando con altri avventori. Per oltre quindici anni, Le Chat Noir apre le porte al pubblico che all’ingresso viene accuratamente selezionato da una guardia svizzera vestita d’oro che accoglie artisti ed esclude preti e militari, secondo le istruzioni del proprietario, mentre all’interno del locale dei camerieri vestiti con le repliche delle uniformi dell’Accademia delle Belle Arti di Parigi servono loro vino a basso costo.

Il fitto programma di esibizioni di vario genere attira ben presto una folla crescente non solo di spettatori, ma anche di artisti che hanno la possibilità di esercitarsi di fronte ad un pubblico aperto alle novità e a colleghi con i quali confrontarsi. Molto spesso, Salis ricopre anche il ruolo di conférencier, presentando gli spettacoli con la sua cortesia ironica ed esagerata che contraddistingue non solo il suo carattere ma anche il tono generale delle rappresentazioni.

Una foto che immortala gli artisti della compagnia di cabaret fuori dal primo Le Chat Noir di Boulevard Rochechouart 84.

L’innovazione del cabaret e l’esclusività del locale assicurano il successo di Le Chat Noir che inizia anche a ospitare il gruppo letterario dei cosiddetti Hydropathes (letteralmente “idropatici”), ovvero degli artisti radicali che discutevano dell’esigenza di un allontanamento dalla rigidità della lirica e dal parnassianesimo con i suoi principi impersonali di bellezza ed estetica nell’arte, celebrando invece la letteratura e la poesia fini a loro stesse. Il successo del circolo letterario spinge Salis ad assegnare a Émile Goudeau (1849–1906), giornalista e fondatore degli Hydropathes, la redazione della rivista bisettimanale «Le Chat Noir» che pubblicizza l’omonimo locale e rappresenta un trampolino di lancio in ambito letterario per i poeti del circolo e per gli artisti che si esibivano nel cabaret. La rivista, pubblicata dal 1882 al 1895 e illustrata tra gli altri da Adolphe Willette, Caran d’Ache e Rodolphe Salis stesso, includeva regolarmente contributi di André Gill, Barbey d’Aurevilly, Émile Zola, oltre a estratti da opere di Félicien Champsaur, Jean Lorrain e Victor Hugo. I numeri della rivista possono essere sfogliati qui.

Théophile-Alexandre Steinlen, Tournée du Chat Noir, 1896. Litografia a colori, 40 × 62 cm, Museo Van Gogh, Amsterdam.

Il successo inarrestabile del cabaret porta Le Chat Noir a trasferirsi dal locale di sole due stanze di Boulevard Rochechouart 84 ad un edificio di tre piani sito in Rue de Laval 12 che presenta sia all’esterno sia all’interno il contributo artistico di molti dei clienti abituali di Salis. La decorazione baroccheggiante della facciata del nuovo locale è firmata da tre avventori di Le Chat Noir: Alexandre Charpentier (per lo stemma del gatto nero in terracotta circondato da raggi di sole dorati), Adolphe Willette (per l’insegna in lamiera verniciata del gatto nero seduto su una falce di luna d’argento) e infine Eugène Grasset (per le due grandi lanterne in stile neomedievale che ornano il primo piano). Per le sale interne, invece, Salis fa realizzare delle decorazioni pseudostoriche a Henri Rivière e a Caran d’Ache, e alle pareti vengono esposti anche disegni di altri artisti come George Auriol, Théophile Alexandre Steinlen (che nel 1896 realizza anche il celebre manifesto che promuove il cabaret itinerante), Henri Rivière e Caran d’Ache.

Adolphe Willette, Parce Domine, 1884, Musée de Montmartre, Parigi.

La grande sala al piano terra è illuminata da vetrate colorate ad opera di Willette che rievocano l’episodio biblico del vitello d’oro e ospita, sempre di Willette, una grande tela risalente al 1884 (trasferita dal primo locale di Boulevard Rochechouart al secondo di Rue de Laval) intitolata Parce Domine che ben rappresenta lo spirito bohémien di Parigi: una festa isterica che trascina i suoi partecipanti in una danza di piaceri che si trasforma in una danza di morte. In una sera nevosa di luci ocra e fumose, un gruppo compatto di festaioli si precipita in un movimento irresistibile verso la Senna, scendendo dalla collina di Montmartre dove sulle pale di un mulino a vento che girano vorticosamente sono incise le note e le parole di un inno che l’autore del quadro cantava spesso (e da qui, il titolo della tela): “Perdona Signore, perdona il tuo popolo”. Non si tratta quindi di una canzone frivola e sdolcinata che si sarebbe potuta ascoltare durante uno spettacolo di Le Chat Noir, ma è piuttosto una preghiera di pentimento per tutti i peccati che avrebbero commesso gli avventori del locale. In testa al corteo, in basso a sinistra, un Pierrot impugna una rivoltella ancora fumante con cui si è appena sparato, mentre in primo piano si trovano delle fanciulle in abiti da prima Comunione che, con un rapido passaggio dalla purezza alla lussuria, abbandonano i loro candidi veli per trasformarsi nelle grisettes, le ragazze di basso ceto sociale che al tempo venivano considerate civettuole e lascive. Tra le comunicande e le grisettes, si staglia un gatto nero (non solo il simbolo di Le Chat Noir, ma anche il compagno dei sabba delle streghe) sul cui dorso è seduta una donna dai capelli rossi (tipicamente il colore del diavolo fin dal Medioevo) che guida la folla mentre brandisce un bambino in fasce. In questo quadro violento sono presenti tantissimi dettagli curiosi e interessanti su cui ci sarebbe da scrivere un articolo a parte, ma vi invito ad osservare attentamente la tela per cogliere altri particolari un po’ nascosti, come il teschio e l’omnibus.

Fotografia raffigurante tra gli altri Jehan Rictus, Rodolphe Salis, Louise France, Madame Salis e Henri Rivière © S. Pons
Il terzo Le Chat Noir in Boulevard de Clichy 68.

Con l’aiuto di Rivière, Salis crea anche un teatro d’ombre ispirato a quello delle ombre cinesi, sviluppandolo però con tecniche ed elementi innovativi. In un primo momento, le silhouette delle ombre vengono realizzate in cartone (a basso costo), per poi sostituirle con sagome di zinco per contorni più accurati e precisi. Un pianista che suona dal vivo la musica e un artista che spiega l’azione arricchiscono questi spettacoli d’ombre che in poco tempo richiamano un pubblico sempre più numeroso al punto da spingere Salis a trasferire nuovamente Le Chat Noir, stavolta in Boulevard de Clichy 68.

Rodolphe Salis disegnato nel giornale «Le Rire», 17 agosto 1895, Bibliothèque nationale de France.

Nel corso degli anni Novanta dell’Ottocento, spinto dal suo spirito imprenditoriale, Salis porta la sua compagnia di intrattenimento in tournée per esibirsi in tutta Europa con cabaret e teatri d’ombre, noleggiando teatri e locali, cosa non comune all’epoca. All’inizio del 1897, Le Chat Noir mette in scena l’ultimo spettacolo d’ombre: di lì a poco la compagnia itinerante avrebbe ripreso la tournée francese, ma la morte improvvisa di Salis segna la fine del locale. Le Chat Noir chiude i battenti quando anche il fascino esercitato dal quartiere di Montmartre stava già scemando e il proprietario, in difficoltà finanziarie, aveva venduto parte degli arredi e delle strutture. Da quel momento, molti cabaret in tutto il mondo cercano di imitare Le Chat Noir, ricreando quella convivialità e quel tipo di intrattenimento che Salis era riuscito a realizzare in pochi anni di attività con un successo strepitoso. Gli artisti che per oltre quindici anni avevano calcato quel palco cominciano a disperdersi e con loro scompare quel mondo di spettacoli che aveva animato le serate parigine.

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