Nel 1978, quando Didion era già diventata un’icona del new journalism, Linda Kuehl di «Paris Review» le chiese se qualche scrittore l’avesse influenzata più di altri: «Dico sempre Hemingway, perché mi ha insegnato come funzionano le frasi. Quando avevo quindici o sedici anni battevo a macchina i suoi racconti per imparare come funzionavano i periodi che scriveva. Erano perfetti, molto diretti, come fiumi calmi, acqua limpida su granito, nessuna voragine».
La lista di Didion comprende anche altri maestri che possiedono una sensibilità ben diversa da quella di Hemingway, come Henry James, per esempio: «Anche lui scriveva periodi perfetti, ma molto indiretti, molto complicati. Frasi con voragini in cui ci si poteva annegare dentro». La lista (scritta a mano nel suo taccuino) comprende diciannove autori e autrici che sono un mix dato da scrittrici come Emily Brontë e Joyce Carol Oates, poeti come Wallace Stevens e W.H. Auden e figure a metà tra letteratura e giornalismo come George Orwell e Norman Mailer. Non sorprende che un tale insieme di influenze abbia prodotto una scrittrice come Didion, così spesso imitata ma, nella sua nicchia, mai eguagliata.
- Addio alle armi, Ernest Hemingway
- Vittoria, Joseph Conrad
- Guerrillas, V.S. Naipaul
- Senza un soldo a Parigi e a Londra, George Orwell
- Il paese delle meraviglie, Joyce Carol Oates
- Cime tempestose, Emily Brontë
- Il buon soldato, Ford Madox Ford
- Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcia Márquez
- Delitto e castigo, Fyodor Dostoyevsky
- Appointment in Samarra, John O’Hara
- Il canto del boia, Norman Mailer
- I romanzi di Henry James: Piazza Washington, Ritratto di signora, Le bostoniane, Le ali della colomba, Gli ambasciatori, La coppa d’oro, Daisy Miller, Il carteggio Aspern, Il giro di vite
- Mai ci eravamo annoiati, Renata Adler
- Gridalo forte, James Baldwin
- Questo mondo non è più bianco, James Baldwin
- Addio a Berlino, Christopher Isherwood
- Poesie, Robert Lowell
- Poesie, W.H. Auden
- Poesie, Wallace Stevens
Foto in copertina © Brigitte Lacombe
