Per quasi un secolo, le sue ossa erano state dimenticate in una soffitta al quarto piano del Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian di Washington. Nel 2010, il suo scheletro viene riscoperto, restaurato e spedito a Lexington (Virginia), città dell’omonimo purosangue in occasione dei Campionati Mondiali di Equitazione.
Nel corso della sua vita, Lexington (1850–1875) conquista una vittoria dietro l’altra e da lui nascono più cavalli vincenti che da qualsiasi altro purosangue americano. Arriva primo in sei corse su sette, facendo guadagnare al suo proprietario più di 56.000 dollari (oggi equivalenti a circa un milione e mezzo di dollari), e detiene per vent’anni il record di cavallo più veloce del mondo.
Thomas J. Scott dipinge questo quadro intorno al 1857 mentre si trovava in Kentucky, nel momento in cui Lexington era all’apice della sua carriera. Il fisico snello del purosangue e la lucentezza del suo manto vengono lodati con entusiasmo ai suoi tempi. Lo stesso Scott commenta la forma meravigliosamente muscolosa e perfettamente proporzionata dello stallone in un articolo per «Turf, Field and Farm», una popolare rivista di New York: “Lexington era senza pari. È quanto più si avvicinava ad essere un cavallo in tutto e per tutto”.
Nel suo romanzo Come il vento (edito Neri Pozza), la vincitrice del premio Pulitzer Geraldine Brooks racconta la vita di Lexington e del suo fedele addestratore, in una storia su diversi piani temporali fatta di amore, coraggio e fedeltà, ricercando le radici dello schiavismo e affrontando il razzismo nella nostra epoca.