“La Guiccioli, dice egli, era un po’ corta, specialmente nelle gambe, ciò che le toglieva eleganza, ed era un po’ grossa in tutta la persona, ciò che toglievale grazia; ma avea nel contorno delle guance e della parte inferiore del viso, nel collo largo, nelle belle spalle, nel petto bianco, nelle splendide braccia, le proporzioni e lo sviluppo di una bellezza quasi matronale.”
Così John Cordy Jeaffreson, biografo inglese di Lord Byron, descrive Teresa Gamba Contessa Guiccioli, nobile italiana celebre per essere stata l’amante del poeta inglese.
Si sa che Byron e Guiccioli si videro per la prima volta nell’autunno del 1818 a Venezia, durante una festa tenuta a Palazzo Albrizzi. In quest’occasione, però, i due non furono presentati l’uno all’altra e non si parlarono, ed ebbero modo di conoscersi solamente nella primavera dell’anno successivo in casa Benzoni, sempre a Venezia. Secondo Thomas Moore, amico e biografo di Byron, l’amore nacque istantaneo e reciproco, e da quel momento i due amanti si incontrarono ogni giorno, fino alla partenza della contessa due settimane più tardi per Ravenna, insieme al marito.
Il poeta le propose di abbandonare il marito per lui, ma Guiccioli inorridì per quella proposta, perché per una moglie italiana era permessa qualsiasi cosa, tranne quella. La Contessa gli suggerì invece di fingere la morte di lei, così da poter fuggire con lui senza alcuna preoccupazione. Questa proposta gli apparve però tanto bizzarra quanto irrealizzabile a tal punto che, di fatto, non se ne fece niente.
Il Conte Guiccioli, ignaro dell’amore tra la moglie e il poeta, facilitò gli incontri tra i due amanti, lasciando la Contessa sempre in compagnia di Byron, prima a Bologna e poi mandandoli a Venezia, mentre egli gironzolava per le proprie terre in Romagna.
Con il passare del tempo, la relazione tra Guiccioli e Byron divenne un affare pubblico e il Conte chiese al poeta, in una lettera indirizzata alla Contessa, una somma di mille sterline per chiudere un occhio sul loro rapporto clandestino. L’avaro Lord Byron rispedì la lettera al mittente. Il Conte si recò a Venezia, si riprese la moglie e tornarono insieme a Ravenna.
Qui la Contessa cadde gravemente ammalata (o almeno così fece credere) e il solo rimedio per questo malessere era rivedere Lord Byron che venne infatti chiamato in Romagna dal Conte stesso, spinto anche dai parenti e dal vecchio Conte Gamba, assicurando in una lettera al poeta inglese che non avrebbe avuto fastidi. L’arrivo di Byron a Ravenna coincise dunque con la guarigione della Contessa e poco tempo dopo, il 13 luglio 1820 fu deliberata dal Papa la separazione tra i coniugi Guiccioli. Tra le condizioni imposte da questa separazione era previsto che la Contessa abitasse nella casa paterna, poco lontana da Ravenna, dove Byron si recò regolarmente almeno due o tre volte al mese.
A causa dei moti rivoluzionari del 1820–1821, i Gamba furono mandati in esilio e dovettero abbandonare la città romagnola. Il padre e il fratello di lei trovarono rifugio a Firenze, mentre la Contessa rimase a Bologna, nella speranza che il Papa ritirasse il bando; la speranza però non si avverò e ben presto Guiccioli dovette raggiungere i familiari in Toscana. Nel frattempo, Byron rimase a Ravenna, progettando di andare in Grecia, ma il dolore che avrebbe causato all’amante e la debolezza del proprio cuore gli impedirono di compiere questo viaggio. A tal proposito, il 19 settembre, il poeta inglese scrisse all’amico Moore: «Questo amore impedisce tutti i progetti di bene e di gloria dell’uomo».
Verso la fine dell’autunno, Lord Byron raggiunse infine la famiglia Gamba che si era ormai stabilita a Pisa. Tra il 1822 e la prima metà del 1823, il poeta viaggiò tra Livorno e Genova in compagnia di altri amici, tra i quali il capitano Edward John Trelawny e Percy Bysshe Shelley, finché il 23 luglio, complice il raffreddamento dell’amore nei confronti della Contessa Guiccioli, si imbarcò per la Grecia, in un viaggio che per lui si rivelò fatale.
Potete leggere altre lettere tra Teresa Guiccioli e Lord Byron nell’archivio digitale della New York Public Library.