Con l’ascesa della letteratura gotica nel corso dell’Ottocento, sono numerose le entità e figure che acquisiscono una caratterizzazione inedita e diventano soggetto e oggetto dell’orrore. Tra queste, la mummia rientra senz’altro tra i mostri più affascinanti e interessanti del canone per la loro natura esotica e misteriosa. In letteratura, sono altrettanto copiosi gli esempi di storie riguardanti le mummie, a partire dal romanzo The Mummy! (1827) di Jane C. Loudon, in cui una mummia egiziana di nome Cheope viene riportata in vita nel XX secolo. Tuttavia, secondo l’Ashgate Encyclopedia of Literary and Cinematic Monsters, la prima storia che coinvolge la figura della mummia è raccontata da Louis Pencher nel suo Traité du Embaumements (Trattato sull’Imbalsamazione) risalente addirittura al 1699. Il seguente è l’aneddoto raccontato dall’autore:
“Non dovrebbe sorprendere che le mummie siano state così tanto ricercate negli ultimi secoli e tenute in così alta considerazione; non vi sono biblioteche di sapienti o Wunderkammer o botteghe di farmacisti in cui ci siano mummie intere, anche solo come frammenti considerevoli. Ma c’è un certo pericolo nel trasportarle così lontano, se crediamo alla storia che Radzivil racconta nella terza lettera dei suoi Voyages.
Questo curioso viaggiatore aveva acquistato ad Alessandria d’Egitto due mummie — una di uomo e l’altra di donna — per riportarle in Europa. Le aveva divise in sei parti, che aveva imballato separatamente in altrettante casse fatte di corteccia secca, mentre in un settimo baule aveva riposto gli idoli trovati nei sarcofagi delle due mummie. Ma poiché i turchi proibiscono la vendita e il trasporto di questi corpi, immaginando che i cristiani possano farne uso per comporre una sorta di incantesimo che porterebbe sventura al loro Paese, questo nobile polacco decise con denaro e vino di corrompere l’ebreo che aveva l’incarico di ispezionare le casse e la merce, cosa che andò a buon fine, dal momento che questo commissario fece caricare tutti i contenitori sulla nave, dicendo che si trattava di conchiglie da esportare in Europa.
Prima di prendere il largo (disse questo signore), trovai un sacerdote di ritorno da Gerusalemme che non avrebbe potuto proseguire il proprio viaggio senza l’aiuto che gli diedi in questa occasione facendolo salire sulla nostra nave. Un giorno, mentre questo buon uomo recitava il suo breviario, si scatenò una furiosa tempesta ed egli ci avvertì che, oltre a questo pericolo, prevedeva grandi ostacoli alla nostra traversata, a causa di due fantasmi che continuavano a tormentarlo. Quando la tempesta fu passata, pensai fosse un individuo afflitto da visioni, perché non avrei mai immaginato che le mie mummie ne fossero la causa. Ma fui costretto a cambiare idea quando si scatenò un’altra tempesta più violenta e pericolosa della precedente e quando i fantasmi riapparvero al nostro sacerdote, mentre pregava, nelle figure di un uomo e di una donna vestiti come le mie mummie.
Questo mi costrinse a chiedere al capitano il permesso di accedere alla stiva, con l’intenzione di gettare segretamente le casse in mare, cosa che lui non volle permettere, a causa della violenza delle onde che avrebbero sommerso la sua nave. Ma alla fine, quando la tempesta si placò e quando riconoscemmo la costellazione chiamata St. Germain, egli permise ciò che mi aveva negato in precedenza. Gettai dunque in mare i sette bauli, cosa che non poteva essere fatta in maniera abile perché il capitano non se ne accorgesse. E poi, tutto gioioso, il sacerdote ci promise che non ci sarebbero più state tempeste, come effettivamente accadde, ed egli non ebbe più visioni. Ma questo non mi impedì di ricevere un severo rimprovero dal capitano, perché avevo portato a bordo del suo vascello queste mummie, contro le quali il mare nutriva una tale antipatia. Ma i teologi dell’isola di Creta, dove avevamo gettato l’ancora, giustificarono il mio comportamento, dicendo che era lecito per i cristiani trasportare questi cadaveri mummificati per il sollievo degli infermi e che la Chiesa non ne proibiva l’utilizzo.”
Il racconto di Penicher sembra anticipare di oltre un secolo quell’egittomania — in seguito alla campagna d’Egitto da parte di Napoleone — che con un nuovo stile di abbigliamento, quadri, mobili e architettura vuole ricreare il fascino e le atmosfere di un periodo mai vissuto e remoto.